Pubblicato il 17 Marzo 2022

Costruire una rete sempre più ampia e capillare di collegamenti in arrivo e in partenza, soprattutto facendo leva sull’intermodalità per coniugare l’esigenza di rispondere all’aumento della domanda di trasporti con la riduzione delle emissioni e il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità individuati dall’Europa.

Rendere il sistema portuale, italiano ed europeo, sempre più avanzato tecnologicamente, coeso ed efficiente per affrontare le sfide imposte dalla crisi delle catene logistiche e gli scenari geopolitici in continua evoluzione.

Questi alcuni dei temi al centro dell’incontro European Seaport and Shipping organizzato nell’ambito di LETExpo, la fiera dei trasporti e della logistica sostenibili in corso a Verona fino al 19 marzo.

All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di alcuni tra i principali porti italiani ed europei, insieme a operatori di compagnie di navigazione e referenti istituzionali e del mondo associativo.

Parole chiave della maggior parte degli interventi sono state per l’appunto intermodalità, sostenibilità, innovazione digitale e sviluppo della capacità di costruire reti di relazioni sempre più ampie tra nord e sud dell’Europa per sostenere la rete dei trasporti marittimi, attraverso lo sviluppo dei porti, che sono anche chiavi di sviluppo industriale dei territori che ad essi fanno riferimento.

Ad esempio Pino Musolino, presidente del Porto di Civitavecchia, ha sottolineato l’impegno che il porto di Roma sta portando avanti per colmare il gap infrastrutturale che caratterizza il territorio di riferimento di questo che uno tra i porti più importanti d’Italia e che si trova proprio al centro del Mediterraneo centrale. E auspicherebbe che dal punto di vista della politica ci fosse una forma di incentivazione più decisa e mirata per chi si impegna a portare avanti interventi di miglioramento infrastrutturale tenendo ben fermo il principio della sostenibilità, ad esempio attraverso il conferimento di una certificazione in chiave sostenibile della supply chain.

Misurare la sostenibilità per una politica mirata di incentivi

Anche Ennio Cascetta, presidente del Cluster Nazionale Trasporti, nel suo intervento ha messo a fuoco il tema degli incentivi, sottolineando che per ottenere dei risultati davvero validi però questi devono essere frutto di valutazioni lucide e senza pregiudizi.

Perché non basta riempirsi la bocca con la parola “sostenibilità” ma comprendere che questa sostenibilità va misurata. Dobbiamo uscire dalla fase del “quale” – ha spiegato Cascetta – e andare verso la fase del “quanto”, misurando appunto la sostenibilità in termini di riduzione dei gas e facendo dunque una valutazione in termini molto lucidi e realistici di quali siano gli investimenti migliori delle poche risorse disponibili.

Questo conto va fatto necessariamente, anche in relazione alla resilienza del sistema Paese. Un Paese come l’Italia ha una forte dipendenza dalla gomma, ce l’avrà per sempre – ribadisce Cascetta – perché dipende dalla sua struttura: è la rete delle autostrade che ha creato lo scheletro attorno al quale si è costruita l’Italia del dopoguerra. Per citare solo un dato significativo, il 60% delle imprese italiane si trova a 10 minuti da un casello autostradale. Su questo stato di cose non è possibile intervenire.

Si può ridurre certamente la quantità di merci che viaggiano su strada sulle lunghe tratte, e ad esempio per andare verso il nord Europa è necessario puntare sulla ferrovia, che consente di attraversare i valichi alpini, dove invece la capacità stradale non ha margini. Quindi se vogliamo continuare a crescere nei rapporti con l’Europa, e continueremo a farlo – ha sottolineato Cascetta – perché il mercato è avviato verso una intensificazione degli scambi intrablocco e una riduzione degli scambi extrablocco, non possiamo prescindere dalla ferrovia, in termini di trasporto terrestre.

Per quanto riguarda invece il fronte degli scambi nel Mediterraneo non c’è alternativa alle Autostrade del Mare, che sono una soluzione naturalmente anche nei rapporti con il nord Europa nelle tratte in cui non ci sia un’alternativa valida terrestre.

I porti italiani devo crescere tecnologicamente

Questo meccanismo può funzionare attraverso un sistema di incentivi – ha spiegato Cascetta – che ci sono già ma devono essere resi più smart. È necessario in questo senso compiere un passo di intelligenza in più mettendo a fuoco che non bisogna puntare alla concorrenza gomma-mare sulla stessa tratta prevedendo un doppio incentivo ma mettere a fuoco dove conviene incentivare di più e perché.

In secondo luogo – ha concluso il presidente del Cluster Trasporti – è importante comprendere che per essere smart bisogna essere tecnologicamente avanzati e su questo aspetto i nostri porti hanno molto da lavorare.

Da questo punto di vista, determinante per l’evoluzione dei nostri porti – ha sottolineato il presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri – sarà farsi trovare pronti per le opportunità costituite dai fondi del PNRR in termini di sviluppo infrastrutturale e tecnologico in ottica sostenibile, una condizione imprescindibile per aumentare la competitività a livello internazionale, in primis con gli altri porti del Mediterraneo e poi anche con quelli dell’Europa del nord. Fondamentale per non rischiare di perdere questa storica opportunità però sarà riuscire a semplificare le procedure e abbattere la burocrazia.

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