Pubblicato il 25 Novembre 2025
Una dichiarazione congiunta firmata da trenta associazioni della filiera automotive europea ha lanciato un monito urgente a Bruxelles. Il bersaglio del messaggio: le attuali normative europee che rischiano di frenare, anziché accelerare, la corsa verso la neutralità climatica.
Pur ribadendo il pieno sostegno agli obiettivi dell’Accordo di Parigi e al traguardo Net-Zero dell’UE entro il 2050, i firmatari esigono, infatti, un cambio di rotta decisivo.
La richiesta è chiara: integrare i carburanti rinnovabili nella legislazione sulle emissioni di CO₂ per le autovetture e i veicoli commerciali leggeri. La decarbonizzazione del trasporto su strada richiede, inoltre, un miglioramento urgente delle politiche esistenti, stimolando l’innovazione e catalizzando gli investimenti in tecnologie più pulite.
Ai fini della prossima revisione del regolamento sulle emissioni di CO₂ per gli autoveicoli leggeri (autovetture e commerciali leggeri), i firmatari richiedono, quindi, l’introduzione delle seguenti modifiche:
Il messaggio centrale dell’automotive preme sul principio della neutralità tecnologica. Sebbene la mobilità elettrica sia vista come la colonna portante della transizione per gli autoveicoli leggeri, la sua egemonia normativa è messa in discussione: le associazioni firmatarie chiedono infatti una maggiore flessibilità negli standard di riduzione della CO₂ perché credono fermamente che i carburanti rinnovabili siano, e saranno, un elemento indispensabile per centrare gli obiettivi climatici e, per questo, il loro contributo non può rimanere escluso dagli standard di riduzione delle emissioni.
Il punto dolente è la disparità di trattamento tra il nuovo e l’usato. La normativa CO₂ si concentra sui veicoli appena prodotti mentre la Direttiva RED estende il suo riconoscimento ai carburanti utilizzati da tutti i veicoli, vecchi o nuovi che siano. Secondo i firmatari, limitare il riconoscimento dei carburanti rinnovabili solo al parco auto circolante depotenzia gli incentivi necessari a tutta la catena del valore. Per un’efficace decarbonizzazione, i carburanti climaticamente neutri devono essere accettati in modo paritario sia nei nuovi modelli che in quelli già in strada.
L’attuale regolamentazione europea sulle emissioni di CO₂ si basa su una premessa fuorviante: considera ancora i veicoli con motori a combustione come alimentati interamente da combustibili fossili, ignorando il carburante che viene effettivamente utilizzato. Questa impostazione distorce la realtà, perché il mix energetico dell’UE non è più integralmente fossile. I dati del database EU SHARES dimostrano che la quota di carburanti rinnovabili nel mix europeo ha già superato il 5% nel 2022.
Per correggere questa alterazione e, di conseguenza, rendere evidente il progresso del settore, le 30 associazioni automotive propongono l’introduzione urgente di un Carbon Correction Factor (CCF).
Questo fattore è concepito per integrare in modo sistematico le riduzioni reali delle emissioni di CO₂ generate dai carburanti rinnovabili nella normativa. In termini pratici, il valore ufficiale delle emissioni di CO₂ di un veicolo verrebbe ridotto in proporzione alla quota di carburanti rinnovabili presente nel mix energetico dell’UE, come riportato nel database SHARES. Ad esempio, con una quota del 5% di carburanti rinnovabili, un veicolo che emette 100 grammi di CO₂ verrebbe contabilizzato come se ne emettesse solo 95.
La posta in gioco si alza per i veicoli progettati per operare esclusivamente con carburanti rinnovabili. In merito, i firmatari chiedono che questi mezzi siano immediatamente riconosciuti come veicoli a zero emissioni, analogamente a quelli elettrici a batteria (BEV) e a quelli a celle a combustibile. Questa parificazione dovrebbe estendersi anche alla tassazione e agli oneri applicati a valle.
L’urgenza risiede nei tempi: non c’è ragione di posticipare l’accesso al mercato di questi veicoli fino al 2035. Al contrario, l’immissione sul mercato di questi modelli subito dopo la prossima revisione, e quindi prima del 2030, darebbe una spinta decisiva e impellente agli investimenti. Un’apertura tempestiva garantirebbe infatti una domanda stabile nel lungo periodo, cruciale per sviluppare la produzione, l’infrastruttura e le tecnologie dei carburanti rinnovabili.
Per chi investe nell’industria automobilistica, la certezza giuridica è fondamentale. È richiesta una definizione legale europea vincolante e unitaria per i carburanti rinnovabili. Tale definizione deve essere allineata ai rigorosi criteri di sostenibilità della Direttiva RED. Nello specifico, un carburante rinnovabile deve essere definito come qualsiasi combustibile che rispetti i criteri di sostenibilità della RED e che, durante la sua fase di produzione, sequestri una quantità di CO₂, proveniente da biomassa, aria ambiente o fonti di carbonio riciclato, equivalente a quella rilasciata in fase di combustione.
Questa categoria include biocarburanti, biogas, carburanti sintetici, liquidi/gassosi rinnovabili di origine non biologica (RFNBO) o da carbonio riciclato (RCF). Una simile chiarezza normativa genererà certezza giuridica e di investimento, costituendo il fondamento per la pianificazione, la certificazione e la contabilizzazione previste dalla normativa CO₂ per gli autoveicoli leggeri.
Infine, le associazioni sollecitano un incremento progressivo e realistico del livello minimo di riduzione di CO₂ richiesto per i carburanti rinnovabili. La prossima revisione dovrebbe stabilire che la futura RED IV e le normative successive definiscano una traiettoria di lungo periodo per i nuovi impianti di produzione, garantendo che gli investimenti nelle strutture esistenti non vengano compromessi. Questo percorso progressivo deve incentivare la creazione di nuovi impianti ad alta efficienza e sostenere l’innovazione tecnologica nel comparto dei carburanti.
Questa attuazione, basata su valutazioni tecniche ed economiche, è vitale per la sicurezza degli investimenti e per la diffusione su larga scala dei carburanti a impatto climatico neutro.
Una politica climatica europea efficace, concludono i trenta firmatari, necessita inoltre di strumenti aperti a molteplici tecnologie e di un contesto normativo che favorisca gli incentivi. Le proposte articolate nella dichiarazione delineano la prospettiva a lungo termine, considerata essenziale per lo sviluppo dei carburanti rinnovabili nel trasporto su strada, rafforzando in modo sostenibile gli investimenti, l’innovazione e la capacità industriale automobilistica.