Pubblicato il 16 Dicembre 2025

Immaginate una vecchia rete da pesca, o magari un barattolo di olio esausto e inquinante, diventare un elemento cruciale della vostra prossima auto. Non è fantascienza, ma la concreta realtà presentata a Torino in occasione dell’evento conclusivo del progetto Co-Smart.

Il 15 dicembre, presso l’Heritage Hub di Mirafiori, si è celebrato l’esito di tre anni di ricerca che ha dimostrato come gli scarti industriali e i residui alimentari possano essere il vero motore dell’innovazione sostenibile nel settore automotive.

L’incontro, intitolato “Ricerca e Industria per la Mobilità del Futuro“, ha sancito la conclusione della fase di lavoro dello Spoke 11 – Innovative Materials and Lightweighting. Questa iniziativa, supportata dai finanziamenti PNRR (Missione 4, “Istruzione e Ricerca”), ha trasformato la visione circolare in prototipi certificati, grazie alla guida dell’Università di Pisa in collaborazione con importanti partner accademici, tra cui l’Università di Bologna, il Politecnico di Bari e l’Università Politecnica delle Marche.

Dagli scarti ai materiali di ultima generazione

Il progetto Co-Smart non si è limitato alle promesse teoriche, ma ha generato prodotti concreti che riscrivono il manuale della componentistica automobilistica: dalle ceneri del ciclo produttivo nascono componenti che sono non solo più leggeri, ma anche performanti.

La lista delle nuove materie prime è sorprendente: materiali come le reti da pesca dismesse, le fibre di carbonio recuperate e gli oli vegetali esausti sono stati la base per una serie di soluzioni all’avanguardia.

Tra queste si trovano pannelli in schiuma poliuretanica con notevoli capacità di termoregolazione, tessuti per gli interni dei veicoli dotati di proprietà antibatteriche, e perfino nuovi lubrificanti di origine biologica che possono sostituire i prodotti minerali.

Tutti i prototipi realizzati hanno superato una rigorosa validazione, confermandosi efficaci sul piano tecnico e sostenibili su quello ambientale.

La professoressa Maurizia Seggiani, che ha coordinato il lavoro, ha specificato che il successo risiede nell’aver convertito i rifiuti in risorse ad alto valore aggiunto, dimostrando in modo inequivocabile che è possibile una produzione più ecologica senza compromettere in alcun modo la sicurezza o la performance.

Il ruolo propulsivo della ricerca pubblica

L’importanza del progetto è stata sottolineata dalla presenza e dagli interventi di numerosi partner industriali e centri di ricerca di primo piano, inclusi A2A E-Mobility, Gruppo Hera, CRF–Stellantis e il CNR.

Un segnale di supporto istituzionale cruciale è giunto dal messaggio inviato dal ministro per l’Università e la Ricerca, Anna Maria Bernini, la quale ha rimarcato che Co-Smart è la prova concreta del fatto che la sostenibilità rappresenta una pratica industriale matura e avanzata, che va oltre la mera teoria. Ha inoltre evidenziato come la ricerca pubblica, quando agisce con rapidità ed efficacia, si trasforma nel principale motore per le imprese, le persone e i territori.

Per dare continuità a progetti di tale portata, sono stati stanziati 300 milioni di euro, ribadendo la visione secondo cui la ricerca meritevole deve essere considerata un ecosistema da rendere stabile e non un programma a termine.

A livello regionale, l’assessore alle Attività Produttive della Regione Piemonte, Andrea Tronzano, ha evidenziato il ruolo di leadership della Regione negli investimenti privati in ricerca in Italia. Ha poi enfatizzato la necessità di concentrarsi sulle materie prime secondarie, sfruttando l’innovazione che può nascere dagli scarti, specialmente in un contesto globale dove l’accesso alle risorse primarie è sempre più difficile.

Un laboratorio di alleanze per il domani

Sebbene il completamento formale del progetto Co-Smart sia atteso per il 31 dicembre 2025, i suoi promotori lo considerano un robusto punto di partenza per future collaborazioni.  Il pomeriggio dell’evento ha incluso una tavola rotonda, un momento di confronto in cui industria e ricerca hanno dibattuto sulle direzioni future della mobilità sostenibile.

La giornata si è poi conclusa con una visita guidata all’Heritage Hub, un percorso suggestivo nella storia dell’automobilismo italiano.

Sottolineando la rilevanza del progetto, la professoressa Seggiani ha definito Co-Smart un vero e proprio “laboratorio di idee, di formazione e di alleanze strategiche“. In tre anni di lavoro, infatti, è stata cementata una rete solida, sono stati acquisiti strumenti all’avanguardia e si è tracciata la strada per nuove linee di ricerca orientate verso una sostenibilità autentica.

L’iniziativa si inserisce nel contesto più ampio del programma MOST (Flagship Linea A), un vasto ecosistema che coinvolge 24 atenei, il CNR, 24 grandi aziende e più di 1.200 ricercatori, con un investimento complessivo stimato in circa 380 milioni di euro, a dimostrazione dell’impegno italiano verso l’innovazione verde.