Pubblicato il 17 Dicembre 2025

L’Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica (ANFIA) ha accolto con un cauto ottimismo la pubblicazione dei testi definitivi delle misure che compongono il pacchetto automotive approvato dalla Commissione europea.

La notizia più significativa riguarda l’alleggerimento degli obiettivi di riduzione della CO2, un cambiamento significativo per il futuro del settore. Nello specifico, come abbiamo approfondito nel precedente articolo, i target previsti per le autovetture al 2035 sono stati ridotti dal 100% al 90%, mentre l’obiettivo intermedio per il 2030 è sceso dal 50% al 40%. Similmente, anche i veicoli commerciali leggeri vedranno una riduzione del loro target al 90% anziché al 100% entro il 2035.

Una flessibilità che, secondo ANFIA, ma anche secondo ACEA, non è solo un respiro numerico, ma rappresenta anche una decisiva apertura al concetto di neutralità tecnologica, offrendo ai produttori la possibilità, nei prossimi anni, di raggiungere gli obiettivi di riduzione sfruttando il contributo di molteplici soluzioni.

Il rischio di vanificare lo sforzo post-2035

Nonostante la ritrovata flessibilità, l’associazione solleva un allarme: il rischio che l’intero sforzo fatto possa essere vanificato a partire dal 2035 è molto elevato. Da quell’anno, infatti, scatterà l’obbligo di compensare la quota residua del 10% di riduzione attraverso un complesso meccanismo.

Più nel dettaglio, ricordiamo che tale compensazione dovrà contabilizzare l’utilizzo di acciaio “verde” fino a un massimo del 7% del target, combinato con quote di carburanti rinnovabili per i veicoli che non sono elettrici, le quali potranno coprire fino al 3% del target totale. Sarà dunque indispensabile condurre un’analisi approfondita per valutare nel dettaglio gli effetti reali e l’applicabilità concreta di queste nuove flessibilità introdotte.

Incentivi e la lotta per il contenuto locale

Nel contesto delle misure volte a stimolare una più rapida diffusione della mobilità elettrica, ANFIA accoglie positivamente la maggiore valorizzazione attribuita alle auto di dimensioni ridotte, che ora contano un valore di 1.3.

Sono visti con favore anche gli obiettivi definiti per le flotte aziendali e la proposta di maggiore elasticità per le sanzioni relative ai veicoli pesanti, per la quale si auspica una revisione anticipata del Regolamento 2019/1242. Un segnale di soddisfazione arriva anche dalla comparsa delle prime indicazioni relative al “contenuto locale” e, in senso più ampio, al concetto di “prodotto nell’Unione Europea“.

La speranza è, tuttavia, che le implementazioni attuative del futuro Industrial Accelerator act possano tradursi in impatti concretamente benefici sull’intera filiera produttiva.

La richiesta di maggiore audacia politica

Nonostante i timidi segnali positivi, ANFIA ritiene che il pacchetto non sia sufficientemente risolutivo per affrontare le attuali criticità di mercato e che, nel complesso, risulti poco incisivo rispetto alle intenzioni, più volte annunciate, di rafforzare la competitività dell’industria automobilistica europea.

L’associazione esprime gratitudine al Governo italiano e agli eurodeputati che stanno supportando attivamente le istanze necessarie a salvaguardare e consolidare una vera competitività europea nel settore. Tuttavia, la sfida si sposta ora sul piano legislativo: in particolare, si confida che sia il Consiglio che il Parlamento europeo, durante l’iter di approvazione, assumano posizioni più nette e allineate alle reali esigenze che la transizione del settore automotive ha messo in evidenza. Il messaggio finale è un appello chiaro: è indispensabile che la politica europea si unisca ulteriormente, poiché la strada per la piena transizione è ancora lunga e richiede decisioni più audaci.