Pubblicato il 4 Gennaio 2022

A dicembre 2021 il mercato italiano dell’auto totalizza 86.679 immatricolazioni (-27,5%) contro le 119.620 unità registrate a dicembre 2020. I volumi immatricolati nell’intero 2021 ammontano, così, a 1.457.952 unità, il 5,5% in più rispetto ai volumi del periodo gennaio-dicembre 2020. Rispetto al 2019, il periodo gennaio-dicembre 2021 risulta in calo del 23,9%.
I dati sono stati forniti dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili.

I dati nel dettaglio: immatricolazioni per alimentazione

Prosegue il declino delle autovetture diesel e benzina, la cui fetta di mercato si riduce progressivamente a favore delle autovetture ibride ed elettriche. A dicembre, la quota di auto ibride non ricaricabili è di nuovo la più alta del mercato.

Le autovetture diesel, in calo a dicembre del 43%, rappresentano il 19,7% del mercato del mese e il 22,2% del mercato dell’intero 2021 (era il 32,7% nel 2020). Da inizio anno, le vetture diesel sono quelle che hanno visto maggiormente calare il proprio mercato, con una riduzione delle immatricolazioni del 28,6%. In flessione anche il mercato delle autovetture a benzina, -42,1% e 26,6% di quota a dicembre e -16,4% nell’anno, con il 30% di quota (-7,8 punti percentuali rispetto al 2020).

Le immatricolazioni delle auto ad alimentazione alternativa, di contro, rappresentano il 53,7% del mercato di dicembre e il 47,9% nel totale 2021, in calo del 5,9% nel mese e in aumento 71,6% da inizio anno. Le autovetture elettrificate rappresentano il 43,6% del mercato di dicembre e il 38,4% nell’intero 2021. Tra queste, le ibride non ricaricabili aumentano dello 0,2% a dicembre e raggiungono il 29,6% di quota, mentre crescono del 90,3% nel cumulato da inizio anno, con una quota del 29%. Le ricaricabili, in calo del 10,9% nell’ultimo mese dell’anno, sono a quota 14% del mercato di dicembre e 9,4% del mercato dell’anno intero  (nello  specifico  le  ibride  plug-in  costituiscono  il  6,9%  del mercato del mese e il 4,8% nel cumulato, e le elettriche il 7,1% nel mese e il 4,6% nel cumulato). Infine, le autovetture a gas rappresentano il 10,1% del mercato di dicembre e il 9,5% del mercato dell’anno; tra queste, le vetture Gpl hanno una quota di mercato dell’8,2% nel mese e del 7,3% nel cumulato e quelle a metano dell’1,9% nel mese e del 2,2% nel cumulato.

Le vendite di vetture Gpl calano nel mese di dicembre (-1,1%) e crescono da inizio anno (+14,3%), mentre quelle a metano si riducono del 46,5% nel mese e dello 0,6% nell’intero anno.

Il Gruppo Stellantis, nel complesso, totalizza nel mese 31.833 immatricolazioni (-34,7%), con una quota di mercato del 36,7%. Nel cumulato da inizio 2021, le immatricolazioni complessive del Gruppo ammontano a 551.421 unità (+2,7%), con una quota di mercato del 37,8%. Sono ben sette i modelli del Gruppo Stellantis nella top ten di dicembre, con Fiat Panda sempre in testa alla classifica (6.524 unità), seguita, al quarto posto, da Lancia Ypsilon (2.210) e, al quinto, da Fiat 500X (2.095). In sesta posizione troviamo Jeep Renegade (2.074), seguita, al settimo posto, da Fiat 500 (1.751), e, all’ottavo, da Jeep Compass (1.680), mentre, al nono, si posiziona Peugeot 3008 (1.619).

Per finire, il mercato dell’usato totalizza 274.998 trasferimenti di proprietà al lordo delle minivolture a concessionari a dicembre 2021, lo 0,6% in meno rispetto a dicembre 2020.

Scudieri (Presidente ANFIA): “Mancano misure di incentivazione all’acquisto di autovetture a zero e a bassissime emissioni”

“A dicembre il mercato auto registra, per il sesto mese consecutivo, un pesante calo a doppia cifra (-27,5%), nonostante un giorno lavorativo in più a dicembre 2021 rispetto a dicembre 2020 (22 giorni contro 21) — ha dichiarato Paolo Scudieri, Presidente di ANFIA –. Il 2021 — un anno indiscutibilmente difficile per il mercato dell’auto, apertosi in piena pandemia e ostacolato dai problemi di approvvigionamento e rincari delle materie prime, a cui si è affiancata una preoccupante crisi della logistica e, in tempi più recenti, un’impennata dei costi dell’energia — si chiude, così, con poco meno di 1,5 milioni di unità immatricolate, in recupero rispetto al 2020 (+5,5%), ma ancora molto lontano dai livelli pre-covid del 2019 (-23,9%). Riguardo alle prospettive 2022 per le materie prime, se per l’acciaio la situazione è probabilmente destinata a migliorare nel corso dei prossimi mesi, per i microchip occorrerà attendere almeno fino al 2023 e anche sul fronte della logistica non vedremo così rapidamente un ritorno alla normalità. Purtroppo, inspiegabilmente, la Legge di Bilancio 2022 approvata lo scorso 30 dicembre non prevede alcuna misura pluriennale di incentivazione all’acquisto di autovetture a zero e a bassissime emissioni né altre misure a supporto della graduale ripresa del comparto e, soprattutto, della transizione ecologica ed energetica che sta affrontando”.

I benefici degli incentivi 2021 sulla filiera automotive italiana, ha aggiunto Scudieri, parlano da sé:  sono  state  prodotte  negli  stabilimenti  italiani  il  21%  delle  auto  incentivate  della fascia 61-135 g/km di CO2, il 23% delle auto BEV e PHEV e poco meno del 20% dei veicoli commerciali  leggeri,  con  un  fatturato  generato  dalla  componentistica  italiana  di  280 milioni di euro — su ogni vettura realizzata in Italia, infatti, si contano circa 5.500 euro di  componenti  realizzati  qui,  mentre  si  arriva  a  1.000  euro  di  impatto  positivo  a vettura, per l’indotto italiano, per le auto non prodotte in Italia.

“Continueremo  l’interlocuzione  con  le  istituzioni  per  attivare  con  urgenza  un  piano strutturale di accompagnamento alla transizione che comprenda incentivi triennali per le  auto  elettrificate  e  i  veicoli  commerciali  leggeri,  insieme  a  strumenti  di  politica industriale che aiutino le aziende a riconvertirsi e a diversificare le proprie produzioni, puntando su ricerca e sviluppo e sull’aggiornamento professionale del personale. Ad  oggi, siamo   l’unico   tra   i   maggiori   Paesi   europei   a   non   avere   un   piano   di incentivazione per la diffusione delle nuove tecnologie in funzione dello svecchiamento del parco circolante. Inoltre, l’assenza di un piano per la transizione avrà un pesante impatto sociale sul settore, mettendo a rischio oltre 70.000 posti di lavoro nel nostro Paese”.