Pubblicato il 4 Giugno 2024

Un appello a fare squadra. Una richiesta che proviene da Anfia, ma che riunisce la voce dell’intero settore dell’industria italiana della mobilità in vista del voto dell’8 e 9 giugno.

Anfia ha infatti pubblicato e condiviso con i partiti un Manifesto volto ad evidenziare le priorità e le richieste delle imprese italiane per la prossima legislatura.

I prossimi 5 anni saranno cruciali per la tenuta competitiva di un settore che in Italia rappresenta il 5,6% del PIL, fattura oltre 100 miliardi di Euro e che, tra i principali Costruttori e componentisti, occupa oltre 230.000 addetti. 

La sfida 

Gli ambiziosi obiettivi approvati nella scorsa legislatura e l’assenza di un piano strategico europeo di riconversione industriale – sottolinea Anfia – stanno mettendo a rischio la storica capacità delle imprese automotive italiane – in particolare quelle della componentistica – di competere a livello globale, trovandosi a dover affrontare la transizione ecologica in un contesto di altissima competizione globale, in cui, però, le imprese asiatiche ed americane possono contare su politiche industriali e commerciali di grande supporto e regole assai meno stringenti.

La decarbonizzazione dei processi produttivi, la progressiva elettrificazione dei veicoli e la diffusione di vettori energetici a bassa o nulla impronta carbonica sono gli obiettivi da raggiungere. Ma per poter conseguire tali traguardi occorre una pianificazione europea che consenta la competizione dell’industria italiana con quella asiatica ed americana. 

Le parole di Vavassori

A spiegare con precisione le necessità del settore Roberto Vavassori, Presidente Anfia.

“L’80% delle regolamentazioni del settore automotive viene definito in Europa – ha dichiarato Vavassori – E’ pertanto fondamentale che gli eletti al Parlamento europeo siano consapevoli dell’importanza che i prossimi 5 anni avranno per la tenuta industriale e sociale dell’industria italiana della mobilità. Se vogliamo dare alle nostre imprese la possibilità di competere ancora a livello globale, serve un approccio pragmatico e razionale nella regolamentazione. L’Europa, per rimanere un posto attrattivo dove produrre veicoli, deve adottare un piano straordinario di politica industriale che rilanci e supporti le imprese negli investimenti in ricerca e sviluppo nelle nuove tecnologie (elettrico, idrogeno, software defined vehicles), nella riconversione produttiva e riqualificazione dei lavoratori”.

Necessario, dunque un programma di incentivi strutturali.

“Bisogna assolutamente ridurre i costi dell’energia, incrementare la circolarità delle produzioni e rendersi autonomi nell’approvvigionamento e trattamento delle materie prime. – ha continuato il Presidente Anfia – Come ha auspicato anche il Presidente Draghi nell’anticipazione del suo report all’Ecofin, senza più tabù, dobbiamo velocemente adottare azioni concrete per rilanciare la competitività europea”.

Come raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione

 “Nel prossimo mandato sono in programma, tra le altre, – ha spiegato ancora Vavassori – le clausole di revisione relative alle regolamentazioni sui target di riduzione delle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri al 2035 e pesanti al 2040. Senza perdere di vista l’obiettivo condiviso di un’ambiziosa decarbonizzazione, l’auspicio è che le istituzioni europee rivedano le metodologie di raggiungimento degli obiettivi in un’ottica neutrale e plurale, che consenta a tutte le tecnologie di poter contribuire alla causa. Dagli europarlamentari italiani ci aspettiamo, quindi, che facciano squadra nazionale, per portare avanti uniti azioni fondamentali per la filiera italiana in considerazione della sua rilevanza. In particolare, ci riferiamo alla necessità di poter considerare gli investimenti pubblici per la transizione energetica fuori dal ‘patto di stabilità’ e di adottare un ‘temporary framework automotive’ che consenta alle aziende di ogni dimensione e su tutto il territorio nazionale di essere supportate nella transizione”.