Pubblicato il 21 Dicembre 2021

Gli obiettivi al 2035 del Fit for 55 e sui target di riduzione delle emissioni del settore dei trasporti al 2030 impongono una diffusione rapida della mobilità elettrica e un massiccio rinnovo del parco.

Un contesto che ha spinto ANFIA, l’associazione della filiera dell’industria automobilistica italiana, e MOTUS-E, l’organizzazione degli operatori nazionali della mobilità elettrica, a lanciare un nuovo appello al Governo e alle forze politiche per l’approvazione del piano strutturale per la mobilità sostenibile, in queste ore all’esame parlamentare.
Si tratta, spiegano le associazioni, di una proposta “pienamente condivisa dalle imprese della filiera produttiva nazionale e da tutti gli operatori che stanno investendo per lo sviluppo della mobilità elettrica e che riflette la volontà trasversale di diverse forze politiche che avevano già presentato proposte similari”.

L’assenza di una strategia sul settore automotive

“Negli emendamenti del Governo al disegno di legge di Bilancio è totalmente assente una strategia sul settore automotive, a dispetto delle rassicurazioni annunciate più e più volte nel corso degli ultimi mesi – scrivono ANFIA e MOTUS-E in un comunicato -. L’ultimo auspicio è che la volontà governativa sia quella di avallare le proposte del Parlamento sulle misure di sostegno al mercato dell’auto e dei veicoli commerciali leggeri”.

“L’assenza di una leva fondamentale per incentivare cittadini e consumatori a compiere scelte sostenibili per la mobilità privata e delle merci mette in seria difficoltà la produzione nazionale di veicoli a bassissime emissioni ed in generale il tessuto industriale nella programmazione degli investimenti a favore della transizione ecologica e porta con sé gravi conseguenze per il mercato”, si legge ancora nella nota.

Le associazioni hanno spiegato che si prevede che, senza incentivi, la quota di mercato dei veicoli a zero e bassissime emissioni precipiti dal 9,4% nel periodo gennaio settembre 2021 grazie alle misure di sostegno, scenderà a circa il 5% nel 2022 (in controtendenza rispetto al trend crescente negli altri principali Paesi europei), interrompendo bruscamente il trend positivo innescato negli ultimi anni, “proprio quando al settore è richiesta un’ulteriore accelerazione verso la transizione ecologica”.