Pubblicato il 27 Gennaio 2017

La componentistica italiana per l’automotive è un settore trainante per il sistema economico nazionale e punta sempre di più sull’internazionalizzazione. Secondo l’indagine “Più veloce, più lontano: il cambio di marcia della componentistica” realizzata da Sace (società assicurativo-finanziaria del gruppo Cassa depositi e prestiti), il potenziale di sviluppo ulteriore può avere un effetto traino per l’intera filiera pari a oltre 65 miliardi di euro di nuovo export entro 2020.

Se da una parte l’export di automobili è presente a livello globale su vari mercati e aumenta in misura significativa, dall’altra la componentistica resta concentrata su mercati tradizionali come quello europeo (circa il 70% del totale export). l’Italia si attesta al 9° posto nel ranking mondiale con 4,8 miliardi di euro di export netto di componenti: si calcola che quattro prodotti di altra componentistica su 100 siano Made in Italy.

Il settore presenta un quadro di “intensa innovazione” su ricerca e sviluppo per alimentazione, carrozzeria e tecnologie. Diverse aziende hanno già iniziato a lavorare con Sace per posizionarsi nei mercati strategici. tra questi anche il Gruppo Adler.

Lo studio individua 12 mercati di opportunità che entro il 2021 genereranno vendite per oltre 75 miliardi di euro. Sembrerebbe infatti che per il nostro export  sia necessario rafforzare il posizionamento nella catena di assemblaggio del veicolo in Nord America, dal Canada al Messico, con attenzione all’accordo di libero scambio Nafta.

Oltre a regioni note come Cina, Messico e India, ci sono anche economie asiatiche di frontiera, come India, Indonesia, Malesia, Vietnam e Thailandia per cui risulta fondamentale adottare forme di internazionalizzazione complesse attraverso un approccio strutturato e adeguate soluzioni finanziario-assicurative.