Pubblicato il 16 Febbraio 2022

“La ricerca deve essere al centro della crescita dell’Italia. Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza investiamo oltre 30 miliardi in istruzione e ricerca. Finanziamo fino a 30 progetti per infrastrutture innovative di rilevanza europea. Nei prossimi 4 anni, destiniamo 6,9 miliardi di euro alla ricerca di base e applicata.
A dicembre abbiamo pubblicato bandi, che si sono chiusi questa settimana, per un totale di circa 4,5 miliardi di euro.
Finanzieranno cinque Centri Nazionali, gli Ecosistemi dell’Innovazione territoriali e le Infrastrutture di Ricerca e di Innovazione.
Il nostro obiettivo è favorire il progresso scientifico e coinvolgere le nostre migliori competenze”.

Così il presidente del Consiglio Mario Draghi a margine della visita ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso nell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare insieme al professor Giorgio Parisi.

Quest’anno ricorre il 35° anniversario dall’inizio delle attività dei Laboratori del Gran Sasso, segno tangibile “della lungimiranza degli investimenti in centri di ricerca e infrastrutture scientifiche”.

“La realizzazione di questi laboratori, su iniziativa dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – ha aggiunto il presidente Draghi – ha permesso all’Italia di affermarsi nella fisica delle particelle elementari negli anni in cui emergeva questo campo. Da allora, il Gran Sasso ha contribuito – e continua a contribuire – a molte delle scoperte più rilevanti della nostra epoca nei campi della fisica subnucleare, nucleare e astroparticellare.
È un luogo capace di attrarre menti brillanti dall’estero e di valorizzare i nostri talenti. Una delle grandi eccellenze del Paese”.

Partire dal ruolo dei giovani

Draghi ha proseguito confermando l’impegno del Governo di partire dai giovani ricercatori.

“Il numero di nuovi dottori di ricerca in Italia – ha sottolineato – è calato del 40% in circa 10 anni, tra il 2008 e il 2019, ed è oggi tra i più bassi nell’Unione Europea. Per invertire questa tendenza, raddoppiamo il numero delle borse di dottorato, dalle attuali 8-9 mila l’anno a 20mila, e ne aumentiamo gli importi”.

Saranno finanziati circa 2.000 nuovi progetti di giovani ricercatori sul modello dei bandi europei. E i dottorati di ricerca saranno riformati per valorizzare il titolo anche al di fuori della carriera accademica, e formare competenze di alto profilo nelle principali aree tecnologiche.

“La pandemia – ha concluso il Presidente – ha riproposto la centralità della scienza per le nostre vite e per la nostra società. Senza ricerca non può esserci innovazione, e senza innovazione non può esserci progresso”.