Pubblicato il 30 Giugno 2022

Nei giorni scorsi il Consiglio Europeo ha adottato l’orientamento generale sul pacchetto Fit For 55, che prevede l’innalzamento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO₂ delle nuove autovetture e dei nuovi furgoni entro il 2030, portandoli al 55% per le autovetture e al 50% per i furgoni.

È stato inoltre deciso di introdurre un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO₂ del 100%, da conseguire entro il 2035, per le autovetture e i furgoni nuovi.

Nel 2026 la Commissione valuterà i progressi compiuti e l’eventuale necessità di rivedere tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici e dell’importanza di una transizione sostenibile e socialmente equa verso l’azzeramento delle emissioni.

Il Consiglio ha convenuto di porre fine al meccanismo normativo di incentivazione per i veicoli a zero e basse emissioni (ZLEV) a partire dal 2030.

Evitare la diminuzione della domanda

“È una sfida enorme – commenta il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, in un’intervista al Corriere della Sera –. Le batterie sono l’epicentro del cambiamento. Le materie prime necessarie, il litio e altre terre rare, sono in larghissima parte presenti in Cina, per cui anche se l’Europa si impegna a costruire batterie, la sua dipendenza dalle materie prime cinesi sarà molto superiore a quella che adesso abbiamo dal gas e dal petrolio russo. Le batterie poi vanno caricate con energia elettrica rinnovabile altrimenti si perde l’effetto ambientale”.

Rispetto ai costi della transizione, non solo di natura economica, ma anche sociale – Anfia parla di 70mila posti a rischio – il ministro Cingolani aggiunge: “Come in ogni transizione si perderanno posti di lavoro ma se ne creeranno di nuovi con prodotti e servizi che al momento nemmeno immaginiamo”.

Il Ministro lancia però un alert perché nell’immediato ci sarà il rischio, non solo che le produzioni si restringano per il minor numero di componenti, ma che la domanda si riduca per il costo superiore dell’auto elettrica rispetto all’equivalente a benzina.

“Nei Paesi ricchi il Pil procapite medio di un anno è sufficiente a comprare senza problemi un’auto elettrica di ultima generazione. Ma in molti altri Paesi europei servono l’equivalente di 4 o 5 anni di Pil procapite medio. Certamente cambieranno la mobilità e scenderanno i prezzi, questo è sicuro, ma la differenza economica fra i Paesi rimarrà”.

Non solo elettrico: puntare sui biocarburanti

Rispetto alla possibilità che i biocarburanti sintetici riducano le emissioni, Cingolani spiega che “I nuovi sintetici consentono di abbattere la produzione di CO2 a parità di motore. Mezzi pesanti che non potranno facilmente essere elettrificati o chi non potrà permettersi di acquistare l’auto elettrica nel 2035 potrà utilizzare queste tecnologie”.

Infine, riguardo la possibilità per l’Europa di fare acquisti centralizzati, dal momento che la Cina sta stoccando i metalli principali, Cingolani prende atto del fatto che “Chi possiede le materie prime determina il mercato. E questo punto è di debolezza”.

Le batterie accumulano circa 300 wattora per kg di peso – spiega il Ministro –. Se ne dovranno produrre decine di migliaia di tonnellate per elettrificare le auto d’Europa, e i materiali per costruirle li dovremo importare. “Serviranno ricerca e nuove soluzioni”.

Infine, il Ministro auspica la creazione di una borsa dell’energia rinnovabile disaccoppiata dalla borsa dell’elettricità prodotta con carburati fossili.

“L’assurdo è che oggi – conclude Cingolani – un megawattora di energia rinnovabile prodotta a bassissimo costo viene poi venduto come se fosse stato prodotto con una turbina a gas”.