Pubblicato il 11 Ottobre 2022

Tracciare gli elementi chiave dei sistemi di mobilità, trasporti e logistica nel breve/medio termine, avendo come riferimento lo sviluppo sostenibile del Paese, conciliando gli obiettivi di crescita economica con la sostenibilità ambientale e sociale.

Ultimi passaggi per la messa a punto del nuovo Documento di indirizzo strategico per la mobilità e la logistica sostenibili, condiviso nel corso di una giornata di lavoro con gli stakeholder presso l’Università Luiss alla presenza del ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini.

Un documento frutto della necessità per il nostro Paese di tornare a fare una pianificazione a medio-lungo termine come non avveniva da vent’anni – ha sottolineato il Ministro – ma con la consapevolezza di dover essere in grado di adattarsi all’occorrenza a scenari che possono mutare rapidamente. Uno strumento dinamico, flessibile, in grado di tracciare lo stato dell’arte ma allo stesso tempo proiettarsi il più possibile nel futuro, prevedendo continui aggiornamenti.

Un lavoro frutto di un approccio che vuole mantenere le complessità, lasciato in eredità al nuovo governo e al Paese come concretizzazione di un’idea di futuro da cui non è più possibile tornare indietro, messa nero su bianco a livello internazionale negli obiettivi del Green Deal Europeo e dell’Agenda Onu 2030.

I trasporti sono un fattore chiave per lo sviluppo del Paese ed è imprescindibile che questo sviluppo sia in chiave sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che sociale – ha sottolineato Salvatore Rossi, coordinatore dei lavori per la redazione del Documento –. Per crescere un Paese ha bisogno di molti fattori che favoriscano i processi produttivi e tra questi un ruolo di primo piano è rappresentato dalla possibilità di spostare agevolmente nello spazio fisico persone e merci. Per sostenere il proprio sviluppo e colmare il gap rispetto agli altri Paesi Ocse – dove negli ultimi 25 anni il Pil per abitante è cresciuto in media di circa 7 volte in più rispetto al nostro Paese – l’Italia ha bisogno di infrastrutture moderne e governate con regole agili e certe.


Il contributo del Cluster Trasporti all’elaborazione del quadro della mobilità e logistica in Italia

Alla base dello scenario sullo stato della mobilità e di trasporti nel nostro Paese delineato nel Documento strategico del Mims ci sono i dati preliminari elaborati dal Cluster Trasporti nell’ambito dello studio PATHs to 2030, ottenuti incrociando una grande mole di informazioni rilevata da istituzioni e operatori della mobilità e dei trasporti nel nostro Paese (tra gli altri, Mims, Ispra, Isfort, Istat, Aiscat, Anas, Aspi, Aci).

Dati che hanno restituito un quadro sistematico e in gran pare inedito, inatteso della mobilità e logistica nel nostro Paese, come spiegato da Ennio Cascetta, presidente del Cluster Trasporti e del Comitato Scientifico per la redazione del Documento.

Sono 38.000 gli italiani che ogni giorno percorrono almeno 50 km. Ogni italiano percorre in media 12mila km l’anno. E soprattutto ci si sposta nelle aree periurbane, a bassa intensità, per lavoro o per studio o in cerca di servizi non disponibili nelle vicinanze ci si sposta soprattutto con i mezzi privati. Solo una media del 5% degli italiani si sposta con i trasporti pubblici: al nord il 7%, al sud appena il 3%. In Italia ogni 1000 abitanti registriamo 670 auto; in Francia sono 480. Sicuramente il nostro Paese sconta un ritardo di investimenti in questo settore, che determina minore efficienza e gravi carenze.

Dal punto di vista delle merci, si spostano su strada 90 miliardi di veicoli/km ogni anno. Il trasporto merci è fisiologicamente legato alla strada in Italia, che ha costruito il suo sviluppo industriale a ridosso della rete autostradale. Una mobilità hard to abate, perché per la maggior parte interessa percorsi brevi, al di sotto dei 200 km, quindi difficilmente dirottabili su ferrovia.

Il trasporto su strada è responsabile del 92% delle emissioni nel nostro Paese. In totale parliamo di 108 mln di ton di CO2, prodotte per il 63% da auto e per il 37% da merci, una cifra però destinato ad aumentare perché il parco mezzi di trasporto merci è soggetto a un rinnovo più lento rispetto alle auto.

Nello studio PATHs to 2030 il Cluster Trasporti ha tracciato due scenari possibili di raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione previsti dalla Direttiva europea Fir for 55, condizionati dal gran numero di varianti che danno luogo a una profonda incertezza (andamento Pil, industria automotive, velocità di sostituzione del parco mezzi).

Secondo lo scenario ottimistico, che comprende ingenti politiche di investimenti, un rinnovo del parco mezzi significativo etc., la riduzione di emissioni sarebbe il 33%; in caso di scenario prudenziale, quindi immaginando una seri di variabili negative, la riduzione ottenuta sarebbe l’11%.

Certamente – ha sottolineato Cascetta – si tratta di scenari entrambi possibili, su cui incideranno le politiche attuate o meno ed eventuali ulteriori provvedimenti o miglioramenti tecnologici come l diffusione dei servizi Mobility as a Service e Freight as a Service per l’ottimizzazione della gestione dei flussi di passeggeri e di carichi merci per evitare i viaggi a vuoto dei mezzi. Oppure immaginare una politica di incentivi che favorisca il rinnovo del parco auto circolante in una direzione di riduzione della dimensione, che significa anche minori consumi e minori emissioni.

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