Pubblicato il 5 Agosto 2020

Il Centro Studi Fedespedi ha realizzato un report che analizza “L’impatto del Covid-19” sul trasporto merci, dando conto degli effetti economici e delle conseguenze della crisi innescata dalla pandemia con focus su trasporto marittimo e cargo aereo.
Il report focalizza l’attenzione sulla portata economica della crisi che ha stravolto completamente lo scenario a livello mondo. 

Impatto sul commercio

Gravissime le ripercussioni della pandemia sul commercio internazionale. Il commercio italiano con i Paesi Extra Ue nei primi 5 mesi del 2020 ha subito una forte contrazione: -16,8% per l’export-19,2% per l’import. Il mese di maggio ha segnato una prima svolta con un deciso aumento delle esportazioni (+37,6%) rispetto al mese di aprile, mentre le importazioni (-2,4%) risentono ancora della debolezza della domanda interna.

Il crollo degli scambi internazionali si riflette, naturalmente, sul traffico container che ancora a maggio ha registrato una flessione a livello globale dell’11,4%. Per quanto riguarda il traffico marittimo, i principali porti italiani hanno registrato una flessione dell’8,2% nel periodo gennaio-maggio 2020. Il risultato negativo è imputabile in particolare ai mesi di aprile e maggio, in cui si sono registrati valori intorno al -30%, come nel caso di Genova. L’andamento della crisi è osservabile anche dal trend del costo dei noli che, dopo una decisione diminuzione fino a maggio, hanno iniziato a risalire concordemente alla ripresa del traffico marittimo.

Il settore del cargo aereo è quello più colpito con una stima al -16,8% per il 2020 in termini di CTK (cargo &mail t-Km). In Italia il trasporto aereo nei primi 5 mesi del 2020 è calato del 26,7% con punte del -51,8% a Roma FCO e del -41,3% a Bergamo Orio al Serio. A partire dal mese di maggio è cominciata una rilevante inversione di tendenza. Infatti, pur rimanendo ben al di sotto dei valori raggiunti nel maggio 2019 (-40,1%), rispetto al mese di aprile ha registrato una crescita del 31,8%.

“Il quadro economico che emerge è preoccupante ma conoscerlo ci consente di essere più preparati davanti alle sfide che ora si pongono – ha commentato il presidente di Fedespedi, Silvia Moretto –. Non sarà un percorso facile: il commercio internazionale è stato penalizzato moltissimo dalla fase delle chiusure e l’Europa uscirà da questa crisi con danni maggiori di altri, penso alla Cina e all’Asia in generale. Ci sono, però, segnali positivi importanti da non trascurare. Innanzitutto, il fatto che l’Italia è uscita dal lockdown prima di molti altri Paesi e la produzione industriale sta riprendendo. L’asimmetria della crisi colpisce l’import-export ma questo tempo può essere utilizzato per pianificare e guadagnare vantaggio rispetto ai competitor. L’Europa, inoltre, si è mostrata coesa nella risposta all’emergenza. I risultati dei negoziati in Consiglio europeo sono importanti e aprono la strada per un’Europa più forte e competitiva anche dal punto di vista economico. Tornare più forti nello scenario del commercio internazionale è vitale per l’Europa e soprattutto per l’Italia, il cui Pil è trainato dall’import-export. Sostenere la logistica, le spedizioni e il trasporto merci è fondamentale per consentire alle aziende produttrici di internazionalizzare e dare nuovo impulso, dunque, agli scambi economici”.

Il quadro di riferimento

L’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale (FMI) rivede al ribasso le previsioni per il 2020 e stima un recupero, dopo la fase più acuta dell’emergenza sanitaria, più lento a causa anche del perdurare e dell’aggravarsi della situazione in Paesi dal peso economico rilevante, quali Stati Uniti e Brasile.

La performance peggiore è quella prevista per l’Unione europea con un -8,3% di Pil nel 2020. Le conseguenze economiche della pandemia sono ben visibili per l’Europa già nei primi tre mesi dell’anno. Secondo i dati diffusi da Eurostat sul primo trimestre, il Pil dell’Unione europea – senza Regno Unito – ha registrato un -2,6% rispetto al primo trimestre del 2019. Gli Stati Uniti, invece, hanno registrato una debole crescita (+0,3%). Per gli USA, colpiti più tardi dall’epidemia, saranno decisivi i dati sul secondo trimestre. Più positivo il quadro per i Paesi asiatici che dovrebbero riuscire a contenere gli effetti della crisi.

Per quanto riguarda l’Italianell’Outlook del FMI è stimata una contrazione del 12,8% del Pil, il dato più basso a livello globale. Il nostro Paese, tuttavia, è stato tra i primi coinvolti nell’emergenza e a superare la fase di lockdown. L’Istat, infatti, ha registrato per maggio e giugno i primi segnali economici positivi tra cui spiccano un aumento della vendita al dettaglio del 24,3% rispetto ad aprile e una crescita della produzione industriale del 42,1% su aprile 2020 come conseguenza della riapertura delle attività. Rispetto a maggio 2019 la produzione registra comunque -20,3% in uno scenario caratterizzato da debolezza della domanda aggregata che comporta un clima deflazionistico con una diminuzione dei prezzi dello 0,2% da giugno 2019 a giugno 2020.