Pubblicato il 5 Maggio 2025

Il mercato dell’automotive in Italia ed in Europa sta attraversando una crisi grave che destabilizza la  qualità della mobilità degli italiani ed il percorso di decarbonizzazione. Guardando ai numeri documentati in un position paper elaborato dal Cluster Nazionale Trasporti, il mercato delle auto nuove in Italia è passato dai 2 milioni di nuove immatricolazioni del periodo pre-covid a un milione e mezzo degli ultimi anni (1,56 milioni nel 2024, nonostante uno stanziamento del Governo di quasi 1 miliardo di Euro di incentivi).

I SUV dominano il mercato italiano

In particolare dal 2019 il mercato italiano ha perso 370 Mila veicoli, ovvero il 19% del suo valore e le auto che si vendono sono quelle più grandi e più pesanti con i SUV che dominano il mercato con una quota del 57%. Il mercato delle auto si è evoluto verso l’elettrificazione e oggi le auto ibride sono il 36% delle immatricolazioni, si tratta però di ibride “mild” cioè di auto dotate di un motore termico supportato da un piccolo motore elettrico e non ricaricabili. In Italia, invece, stentano moltissimo le elettriche pure, i cosiddetti BEV (Battery Electric Vehicles) che sono stabilmente intorno al 4 % delle nuove immatricolazioni (valori analoghi per le ibride ricaricabili Plug-in).

Andamenti simili si riscontrano in Europa, anche se la quota di veicoli elettrici puri è molto maggiore di quella italiana, in media il 15 %: in ogni caso sono quote ben lontane dalle ottimistiche previsioni di mercato dei primi anni 2020, e i relativi impegni dei costruttori, molti dei quali si erano impegnati (e hanno investito) per produrre in Europa solo auto BEV entro il 2030.

Altro fattore determinante sono i costi e il reddito disponibile delle famiglie. Le auto oggi costano molto di più di 10 anni fa e, contemporaneamente il reddito disponibile delle famiglie italiane è purtroppo diminuito. In dieci anni il prezzo medio dei veicoli immatricolati è passato da 19,3 mila Euro a 29,9 mila euro.

Il costo dell’energia elettrica

L’ energia elettrica in Italia ha un costo fra i più alti d’ Europa. I veicoli elettrici puri, che costano in media il 35 % in più degli equivalenti modelli a combustione interna, comportano un risparmio in termini di energia che compensa il maggior costo, solo se la elettricità è acquistata con contratti domestici e se le percorrenze annue sono molto al di sopra della media. Per un’auto di media cilindrata anche con oltre 20.000 km di percorrenza all’ anno non c’è un risparmio sul costo totale acquisto+esercizio se l’elettricità è acquistata solo dalla colonnina. Infatti il costo medio dell’energia alla colonnina è circa doppio rispetto alla ricarica domestica per le colonnine “lente” e triplo per quelle “fast”. Non è quindi solo un problema di scarsità di colonnine di ricarica (il rapporto auto elettriche/ colonnine è paragonabile se non migliore di quello di molti Paesi europei), ma una questione di costo dell’energia e di tipologia di residenza.

Il traffico sulle autostrade nel 2024 ha raggiunto il livello più alto di sempre, e lo stesso accade dappertutto: la benzina ed il gasolio venduti in Italia nel 2024 hanno superato i valori del 2019. La percentuale di persone che si sposta con l’auto invece che con i mezzi pubblici aumenta molto al diminuire del reddito e della dimensione del centro urbano di residenza. Chi ha un reddito minore tende a vivere in centri dove il servizio di trasporto pubblico è debole o del tutto assente.

In crescita il mercato delle auto usate

Come si concilia quindi un mercato che vende meno auto nuove con una domanda di mobilità su auto che aumenta? Con il mercato delle auto usate. Nell’ultimo anno si sono effettuate 2,9 milioni di cambi di proprietà di auto usate (escluse le minivolture) a fronte di una crescita dei prezzi, più 4% rispetto all’anno prima e ben +40% rispetto al 2019. Le auto usate inoltre sono anche molto vecchie e il 50,4 dei passaggi di proprietà riguarda veicoli con oltre 10 anni. La conseguenza di questo andamento è che l’età media del parco circolante il Italia è cresciuta enormemente. Quindi guidiamo auto più vecchie che inquinano di più e sono meno sicure perché non beneficiano di tutti gli sviluppi tecnologici che per legge sono stati adottati su tutte le auto di nuova generazione. Al tempo stesso l’industria automobilistica europea è in crisi perché vende meno auto e teme la crescente concorrenza dei produttori cinesi che sono in grado di offrire auto di qualità sempre migliore a prezzi che senza i dazi sarebbero ancora più competitivi di quanto non siano già oggi.

I motivi della crisi

Tra i motivi della crisi del settore automotive certamente rientrano le due crisi del Covid e della guerra in Ucraina che hanno portato ad un aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. Probabilmente hanno inciso le forzature dell’UE sulla transizione verso il tutto elettrico senza tener conto dei costi e dei tempi necessari per adattarsi a questa transizione da parte dell’industria e dei consumatori. Né ha giovato il proliferare di norme, date e limiti in continua evoluzione, difficili da seguire.

Conclusioni

In conclusione sarà dunque importante puntare su un mercato auto basato sul downsizing dei veicoli, con auto più piccole e meno costose e quindi più accessibili alle classi medie. Saranno inoltre necessarie alternative meno costose delle auto elettriche sulla base dei principi di neutralità tecnologica che garantisca in Europa la sopravvivenza del motore termico con l’uso di carburanti rinnovabili.

Infine la normativa europea per il settore automotive (auto ma anche veicoli commerciali e pesanti) deve essere rivista con un approccio «eco-razionale» che punti sulla sostenibilità ambientale, tenendo conto di quella sociale ed economico-industriale e valutando le effettive ricadute sul mercato e gli impatti reali sull’inquinamento e sulla sicurezza.

Non meno importanti saranno le tecnologie digitali (compresi l’applicazione dell’AI, la sensorizzazione e gestione dei big data, il software defined vehicle) e i nuovi servizi condivisi accompagnati da veicoli sempre più automatizzati e connessi che sono la grande sfida del futuro ma che richiede investimenti crescenti per poter aprire nuovi scenari di mercato.

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