Pubblicato il 4 Dicembre 2020

Nel 2019 la domanda mondiale di autoveicoli è stata di 91,5 milioni di unità, oltre 4,3 in meno rispetto al 2018 (-4,5%). Hanno pesato le flessioni di mercato in Cina (-8,1% dopo il -3% del 2018) e in India (-13,3%). La domanda di autoveicoli in UE-EFTA, in crescita dal 2014, chiude il 2019 a 18,4 milioni di unità (+1,4% sul 2018), mentre in Italia il mercato 2019 si mantiene sui livelli del 2018 (+0,5%), grazie alla tenuta del comparto degli autoveicoli leggeri (+0,6%). A causa della crisi Covid-19, nei primi 9 mesi del 2020 la domanda di autovetture registra una contrazione del 29% in UE, del 23% in EFTA e del 33% in UK; negli USA le vendite di autoveicoli leggeri calano del 19%, mentre in Cina e in Giappone le vendite di autovetture si riducono rispettivamente del 12 e del 18%. La recessione causata della pandemia potrebbe richiedere al settore automotive un periodo più lungo rispetto alle crisi precedenti per essere superata, tra 3 e 5 anni. Nel 2020 la domanda mondiale potrebbe attestarsi attorno a 76 milioni di autoveicoli (-17%), mentre in UE-EFTA la crisi sanitaria riesplosa nel 4° trimestre potrebbe trascinare al ribasso le previsioni da -25 a -35%.

Questo lo scenario delineato nell’ultima edizione dell’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana, indagine realizzata dalla Camera di commercio di Torino, da ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) e dal Center for Automotive and Mobility Innovation (CAMI) del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia.

“La crisi 2020 non fa che velocizzare un processo di ristrutturazione e revisione della filiera automotive italiana, settore in cui il Piemonte continua ad essere protagonista con oltre il 33% delle aziende e il 38% del fatturato nazionale – spiega il Presidente della Camera di commercio di Torino Dario Gallina. – Oggi, di fronte a un mercato internazionale che mostra segni negativi in tutti i Paesi, diventa sempre più urgente strutturarsi e innovare: il 29,5% delle imprese, sulla base dei prodotti che realizza, dichiara oggi di posizionarsi principalmente sul mercato dei nuovi veicoli con motorizzazioni elettrificate, anche accanto ad altri powertrain, con l’obiettivo di ritagliarsi un ruolo significativo in uno scacchiere internazionale in continua evoluzione. Saranno fondamentali politiche industriali dedicate che traccino un percorso di trasformazione e innovazione a livello nazionale ma soprattutto europeo. Torino ha l’automotive nel suo DNA e su questo deve continuare ad investire”.

In Italia le vendite di autovetture sono previste in calo del 27% a 1,4 milioni di unità. Con 92,1 milioni di autoveicoli, la produzione mondiale nel 2019 segna una contrazione più marcata (-5,2%) rispetto a quella del 2018 (-1%). La fabbricazione di autoveicoli è diminuita in Cina, UE15, Turchia, India e Iran, mentre è aumentata solo in UE13 e Brasile. La produzione in UE ha totalizzato nel 2019 18,3 milioni di autoveicoli (-4,6% e una quota del 19,8% sul totale mondiale). Nei primi 6 mesi del 2020 le perdite di produzione a livello mondiale causa Covid-19 ammontano a circa 11 milioni di autoveicoli rispetto allo stesso periodo del 2019 e si prevede un calo del 17% a fine anno.
Nel nostro Paese la produzione di autoveicoli è diminuita del 13,9% nel 2019, mentre a gennaio-giugno 2020 registra una contrazione del 46,7%. La produzione industriale del settore automotive nel suo complesso (inclusa la produzione di carrozzerie e componenti), registra un calo tendenziale del 9,5% nel 2019 rispetto al 2018, che era in flessione del 3,3% sul 2017, e chiude il consuntivo di gennaio-settembre a -30,9% su base annua.

“La crisi Covid ha sorpreso una filiera automotive italiana alle prese con un’apertura non brillante del 2020 e, soprattutto, con un rivoluzionario processo di riconversione industriale di forte impatto sull’assetto produttivo, sulle scelte di investimento e sulla riqualificazione degli operatori, complicandone ulteriormente il contesto – ha dichiarato Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica) –. La componentistica è ancora più di prima chiamata a reagire a questa fase di incertezza rimodulando l’offerta e puntando sugli investimenti in ricerca e sviluppo – in risposta ai cambi di prospettiva della domanda e alle attese in termini di spinta innovativa, da soddisfare anche avvicinandosi maggiormente al mondo delle startup e riconoscendo i benefici dell’aggregazione aziendale e della convergenza delle competenze. Questo non senza l’indispensabile contributo di un piano strategico nazionale per il rilancio del settore”.

“La filiera italiana si trova a fronteggiare due fonti di incertezza. La prima, molto contingente, riguarda i tempi e la misura della ripresa della domanda e della produzione di autoveicoli in Europa e nei principali mercati di sbocco – aggiunge Francesco Zirpoli, Direttore scientifico del CAMI del Dipartimento di Management dell’Università Ca’ Foscari Venezia –. La seconda è legata alle scelte di Stellantis, la società̀ frutto della fusione tra PSA e FCA, che presenta indubbie sovrapposizioni in EU tra attività̀ di progettazione, produzione, e composizione della filiera. La risposta alle sfide che le evoluzioni di mercato e tecnologia stanno ponendo passa attraverso un cambio di passo negli investimenti pubblici e privati in ricerca e sviluppo e dalla costituzione di poli di eccellenza che sappiano trainare l’intera filiera verso il rinnovamento della struttura manageriale, l’accesso a risorse finanziarie nei mercati internazionali dei capitali e la costituzione di reti per l’innovazione”.

Nel 2019 l’universo della componentistica automotive italiana ha generato un fatturato complessivo di 49,2 miliardi di euro e ha fatto registrare un numero di addetti pari a 164.305. La variazione di fatturato complessiva sul 2018 è stata pari al -3,9%, dato che rappresenta una battuta di arresto rispetto a quanto rilevato nell’ultimo quinquennio e che riguarda quasi tutti le categorie di fornitori, in particolare i sistemisti e modulisti (-6,2%); viceversa risultano positivi i trend degli specialisti del motorsport e degli E&D. Gli addetti rimangono nel complesso stabili (+0,6%) con un andamento negativo che ha riguardato subfornitori delle lavorazioni e sistemisti e modulisti. La collocazione geografica delle imprese della componentistica vede una concentrazione di sedi legali nel Nord Ovest dell’Italia, dove le sole regioni del Piemonte (il 33,5% del totale) e della Lombardia (il 27,4%) raccolgono un bacino di circa 1.340 aziende, mentre nel Nord Est, le regioni con maggiore presenza di produttori di componenti sono l’Emilia Romagna (10,2%) e il Veneto (8,6%).

All’indagine dell’Osservatorio per l’edizione 2020 hanno risposto 458 imprese, il 94% delle quali si dichiara attiva nell’automotive da oltre 5 anni. L’indagine mostra una filiera in grande difficoltà già prima della crisi sanitaria; dopo la decelerazione evidenziata nel 2018 per molti segmenti del settore, il saldo tra le dichiarazioni di aumento e quelle di decremento del fatturato espresse dalle imprese è risultato pari a -26%: crescono infatti le attività con giro d’affari in riduzione (il 59% a fronte del 35% dell’anno precedente), rispetto alle attività con fatturato in espansione (un’impresa su tre, rispetto al 54% del 2018). Le difficoltà hanno riguardato quasi tutti i segmenti della componentistica, tranne le attività di Engineering & Design (saldo del +23%), che rinforzano la ripresa significativa avviata a partire dal 2018. Peggiore il dato del Piemonte, il cui saldo è estremamente negativo (-35%) e aggrava una situazione che già nel 2018 era vicina allo stallo (il saldo era pari al +5%). Nello specifico, il 63% delle imprese ha dichiarato di aver subito un calo dei ricavi nel corso del 2019, a fronte solo del 28% che ha registrato un incremento.