Pubblicato il 22 Dicembre 2022

La dismissione e la gestione dello smaltimento delle imbarcazioni da diporto a fine vita è un problema ambientale, nonché socioeconomico, molto rilevante. A oggi, infatti, in Italia non esiste ancora un modello strutturato di raccolta organizzata per la corretta gestione del fine vita delle imbarcazioni di lunghezza tra i 10 e 24 metri e negli ultimi dieci anni delle circa 10.000 imbarcazioni cancellate dai registri ufficiali solo una minima percentuale è gestita in modo corretto.

In occasione della Fiera Nautica di Parigi è stato presentato REFIBER, il programma di ricerca di Area Science Park e Innovando srl per la realizzazione di una filiera nazionale del riciclo degli scafi delle imbarcazioni in vetroresina.

“Abbiamo incontrato i rappresentanti di ‘APER-Eco-organisme bateaux de plaisance’, il consorzio francese per la raccolta e la demolizione dei natanti e delle imbarcazioni da diporto che rappresenta oggi la migliore prassi europea del settore – spiega, Marcello Guaiana, presidente dell’Associazione Temporanea di Scopo che realizza il programma REFIBER –. Il nostro obiettivo è quello di trovare una convergenza tra la nostra iniziativa di ricerca e l’operatività di APER per una valutazione congiunta di tecnologie innovative per il riciclo dei materiali provenienti dalle demolizioni e le soluzioni per la sostituzione di materiali critici per migliorare la sostenibilità delle imbarcazioni”.

REFIBER punta a realizzare un hub che possa concentrare e valorizzare i flussi di materiali derivanti dallo smantellamento degli scafi. Tra questi c’è la vetroresina, materiale a più strati composto da plastica e vetro, che con il 60% in peso rappresenta la frazione più abbondante e di più difficile trattamento. Un modello di gestione che il programma sta analizzando è quello, già consolidato in altri ambiti, dell’Extended Producer Responsibility (EPR), la responsabilità estesa del produttore, che prevede il coinvolgimento di produttori e distributori del settore.

In questa fase REFIBER si concentra sulle imbarcazioni da diporto, ma non si esclude la possibilità di aprire il sistema alla gestione anche dei natanti di lunghezza inferiore ai 10 metri.

“Nel medio termine – spiega Matilde Cecchi di Area Science Park – si potranno valutare le condizioni ottimali per promuovere e attuare iniziative collaborative e progetti di ricerca finalizzati a sperimentare nuove tecnologie per rendere il settore della nautica più sostenibile”.