Pubblicato il 11 Giugno 2025

Nel contesto attuale, caratterizzato da profonde trasformazioni nel settore dei trasporti, la necessità di comprendere le dinamiche e le prospettive future del trasporto pubblico locale (TPL) è divenuta prioritaria per operatori e stakeholder.

In quest’ottica, il Cluster Trasporti ha elaborato un documento che fa il punto sul TPL in Italia e in Europa, offrendo una panoramica completa sull’andamento del settore, analizzato sul piano della transizione verde, dell’innovazione tecnologica e di servizio, senza tralasciare le questioni legate agli investimenti e al Total Cost of Ownership (TCO).

Il report del Cluster Trasporti (che è possibile consultare al seguente link) offre inoltre un’analisi approfondita delle sfide e delle opportunità che attendono il comparto, sottolineando le tendenze che ridefiniranno la mobilità nei prossimi anni.

La settima rivoluzione dei trasporti

A livello globale, il settore dei trasporti è interessato da innovazioni potenzialmente “disruptive”.

Queste tendenze, oggetto del recente Convegno del Cluster Trasporti, convergono verso quella che viene definita la “settima rivoluzione dei trasporti”, destinata a modificare radicalmente il modo di spostarsi di persone e merci, oltre alla pianificazione, l’organizzazione e la gestione dei servizi e dei veicoli.

In questo scenario, il TPL è uno dei settori maggiormente coinvolti, in quanto chiamato a un processo di integrazione di sistemi e mezzi che con alta probabilità cambierà in modo significativo l’assetto attuale.

Il documento del Cluster Trasporti

Il ruolo del TPL in Italia

Il settore del trasporto pubblico locale (TPL) in Europa gestisce 60 miliardi di spostamenti all’anno, con investimenti pubblici di 40 miliardi di euro che generano un impatto economico complessivo di 130-150 miliardi.

In Italia, la mobilità locale è predominante, con tre spostamenti su quattro che si esauriscono entro i 10 km. Tuttavia, la quota modale del trasporto pubblico è rimasta stazionaria e ben al di sotto dei livelli pre-pandemia (-2,2% come quota modale).

La domanda di trasporto pubblico, sia su gomma che su ferro, è circa il 10% sotto il valore del 2019 e questo calo è particolarmente accentuato in alcune regioni del Sud Italia.

L’andamento dell’uso dei mezzi pubblici

L’impiego dei trasporti pubblici è direttamente proporzionale alle dimensioni e alla ricchezza dei Comuni, nonché alla disponibilità e qualità dei servizi offerti. In particolare, si evidenziano dei divari nell’uso del TPL tra il Centro-Nord e il Sud Italia, così come tra le aree centrali e le periferie urbane.

L’utilizzo dell’auto, inversamente proporzionale al reddito, è in crescita nelle aree extra e periurbane. Per quanto riguarda l’intermodalità, ovvero l’uso combinato di diversi mezzi di trasporto, mostra una quota esigua, variando tra l’1,4% nel Sud e Isole e il 5,1% nelle Regioni del Nord-Ovest.

Il piano di investimenti per i trasporti in Italia

L’Italia sta attuando un importante piano di investimenti di circa 400 miliardi di euro per i trasporti, sostenuto anche da PNRR e PNC, rispettivamente Piano Nazionale Ripresa e Resilienza e Piano Nazionale Complementare, e destinato a infrastrutture strategiche.

Il principale beneficiario è il trasporto ferroviario, con 183 miliardi di euro, pari al 45% del totale degli investimenti, che avranno importanti ricadute sui servizi ferroviari regionali e locali.

Per gli ambiti urbani e metropolitani, invece, sono stati stanziati 57 miliardi di euro, inclusi 12 miliardi per il rinnovo del parco mezzi (bus e treni), 20 miliardi per il trasporto rapido di massa e 5,4 miliardi per nuove tramvie.

Come evidenzia il documento di Cluster Trasporti, il completamento di questi interventi tuttavia non compenserà il deficit accumulato rispetto ai principali paesi europei per i sistemi in sede fissa (metropolitane e tram).

Le risorse destinate al TPL in Italia

Le risorse destinate al finanziamento dei servizi di TPL in Italia (gomma e gerro) ammontano a circa 7 miliardi di euro annui, di cui oltre il 70% deriva dal Fondo Nazionale Trasporti (FNT).

Nonostante ciò, l’incremento storico del FNT è stato estremamente limitato negli ultimi dieci anni (appena 300 milioni in più dal 2013), risultando ben al di sotto dell’inflazione.

Secondo le valutazioni di ASSTRA, sarebbe necessario un incremento di almeno 800 milioni di euro per compensare l’inflazione.

Transizione verde e decarbonizzazione

Il parco autobus italiano conta 100 mila veicoli, di cui 43 mila per il TPL, e l’85% di questi è ancora diesel, con la metà di classe Euro V o inferiore.

L’età media del parco bus TPL a fine 2024 è di 10,3 anni, significativamente superiore alla media europea di 7,5 anni.

Il mercato italiano degli autobus, in generale, è in forte crescita grazie ai fondi PNRR e PNC, con le trazioni alternative al diesel in aumento: i bus elettrici rappresentano quasi il 18% e quelli a metano il 22%.

Il confronto delle emissioni di CO2 e altri inquinanti riportata nel documento evidenzia inoltre il ruolo fondamentale dello svecchiamento del parco e dell’impiego di carburanti bio/rinnovabili.

Innovazione tecnologica e dei servizi

La “settima rivoluzione dei trasporti” è anzitutto guidata dall’interazione di tecnologie digitali, intelligenza artificiale e la trasformazione dei servizi di mobilità.

Le innovazioni tecnologiche interessano il veicolo (sensorizzazione, guida autonoma), il servizio (monitoraggio flotte, bigliettazione elettronica, infomobilità) e l’interazione tra veicolo e l’ambiente esterno(Smart Roads, C-ITS).

Il concetto di “Mobility as a Service” (MaaS), con piattaforme integrate, è essenziale per rispondere alla frammentazione della domanda e sta procedendo con sperimentazioni finanziate anche in Italia dal PNRR.

Il Demand Responsive Transit (DRT), invece, mostra una riduzione dei costi e un aumento della ridership, ma è ostacolato da problemi di scalabilità, incertezza della redditività e un quadro normativo insufficiente.

Le nuove tecnologie migliorano anche la sicurezza a bordo e nelle stazioni tramite sistemi di videosorveglianza intelligenti e trasformeranno le mansioni lavorative, richiedendo la riqualificazione del personale.

Un approccio eco-razionale alla mobilità del futuro

Stando al documento, un autobus diesel o ibrido mild costa circa la metà di un bus elettrico e consente di sostituire il doppio dei veicoli obsoleti a parità di investimento, con una riduzione delle emissioni legata principalmente all’eliminazione dei mezzi più vecchi.

Con l’uso di carburanti rinnovabili (HVO o biometano), le emissioni WtW di CO2 dei nuovi diesel sono analoghe a quelle dei bus elettrici, rendendo il diesel una scelta “razionale”. Sul mercato, inoltre, gli autobus a idrogeno e LNG sono scarsamente disponibili, mentre elettrici e CNG lo sono solo per la Classe I.

Sul piano dei costi di esercizio (energia e manutenzione), risultano in media più elevati per le alimentazioni alternative rispetto al diesel, e le aziende medio-piccole faticano a gestire flotte multi-vettore per mancanza di competenze.

Tutti questi dati sottolineano la necessità di adottare un approccio graduale alla transizione energetica, anche con tecnologie tradizionali e combustibili a basso impatto carbonico, al fine migliorare la qualità del servizio e, al contempo, stimolare lo shift modale.